Pubblichiamo un estratto dell’articolo, che si può leggere per intero collegandosi al link indicato a fine pagina
Balzo di oltre il 2% per le quotazioni del lingotto, che hanno superato 1.680 dollari l’oncia, aggiornando il record da 7 anni
Sull’onda del coronavirus l’oro sembra ormai lanciato verso quota 1.700 dollari l’oncia. La corsa ai beni rifugio è ripresa insieme all’allarme per quella che si teme possa diventare una pandemia. E le quotazioni del metallo prezioso, con un balzo di oltre il 2%, si sono spinte fino a 1.686 dollari, un record da gennaio 2013.
La fuga dal rischio e i crescenti timori per l’economia stanno invece colpendo le altre materie prime e in particolare il petrolio: dopo un lungo periodo in recupero, il Brent perde circa il 3% ed è sotto 57 dollari al barile. Il Wti vale meno di 52 dollari.
Vendite anche sul rame (in ribasso dell’1% a Londra, poco sopra 5.700 dollari per tonnellata) e quasi tutti gli altri metalli industriali.
L’allarme virus si è riacceso nel fine settimana con la rapida diffusione del contagio in Italia, che alza il livello di rischio per l’intera eurozona. I casi peraltro sono concentrati nel Nord della Penisola, l’area più densa di attività produttive, e a preoccupare non è soltanto la situazione sanitaria ma anche le possibili ricadute economiche.
Nel frattempo anche in Iran c’è stata un’improvvisa impennata del numero di casi di coronavirus. E l’epidemia in Corea del Sud sta diventando sempre più grave: nella quarta economia dell’Asia si sono ammalate quasi 800 persone e il governo di Seul, per la prima volta dai tempi della Sars, ha elevato l’allarme sanitario al massimo livello.
24 febbraio 2020
Fonte articolo: Coronavirus, oro lanciato verso 1.700 dollari l’oncia